Recupero delle opere di Aristotele nell'Occidente latino

Commentario di Averroè sul De Anima, in un manoscritto francese del tardo Duecento

Il recupero delle opere di Aristotele fu un fenomeno di ricezione culturale del pensiero aristotelico che si realizzò nell'Occidente latino, in epoca medievale, attraverso la copia o la traduzione in latino della maggior parte (circa il 95%) delle opere aristoteliche dal greco o dall'arabo.[1][2][3] Il recupero durò all'incirca un secolo, dalla metà del XII fino alla metà del XIII secolo, e determinò la copia o la traduzione di oltre 42 testi, compresi alcuni scritti in arabo dei Mori, mentre invece le precedenti versioni latine contemplavano la diffusione di due sole opere: le Categorie e Sull'Interpretazione (De Interpretatione).[1]

La mancanza di traduzioni latine era dovuta a molteplici fattori, il limitato accesso ai testi greci, la scarsità di papiro (a causa dell'interruzione dei commerci con l'Egitto), non ancora sostituito dalla pergamena, e l'esiguo numero di persone che sapessero leggere il greco antico. Il recupero delle opere aristoteliche è ritenuto un avvenimento fondamentale per la filosofia medievale, che valorizzò notevolmente l'aristotelismo.[1][2][4] Siccome alcune nuove traduzioni restituivano un'immagine di Aristotele come filosofo che poteva spingere i cristiani su posizioni eretiche[5], diverse personalità del cristianesimo per decenni furono propense ad avversarle,[1] come i teologi dell'Università di Parigi, che inserirono le opere dello Stagirita negli elenchi dei libri interdetti (condanne del 1210-1277). Verso la fine di questo periodo, Tommaso d'Aquino, nella sua Summa Theologica, riuscì a riconciliare i punti di vista discordanti tra Aristotelismo e Cristianesimo.[1] Sulla scia dell'Aquinate, altri importanti teologi ed esponenti religiosi mostrarono di vedere con favore alcune opere aristoteliche rinvenute, il che spianò la strada per il riconoscimento e l'insegnamento dei libri interdetti in passato.

  1. ^ a b c d e Marvin Perry, Myrna Chase, Margaret C. Jacob, James R. Jacob, Western Civilization: Ideas, Politics, and Society, Cengage Learning, 2008, pp. 261-262.
  2. ^ a b (EN) Paul Vincent Spade, Gyula Klima, Jack Zupko, Medieval Philosophy, in Edward N. Zalta (a cura di), Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and Information (CSLI), Università di Stanford, 2008.
  3. ^ Questa preservazione diede un contributo considerevole allo sviluppo della civiltà islamica e in seguito della civiltà mondiale. Vedi AA.VV., ''Western Civilization, op.cit.
  4. ^ "Cambridge Histories Online" (Later Medieval Philosophy), John F. Wippel, 1982, Overview, www.cambridge.org, 2011, pagina web: HC22 Archiviato il 27 marzo 2012 in Internet Archive..
  5. ^ Ad esempio, trascuravano tesi riguardanti un dio "umano" (cioè un Dio a cui riferirsi come persona), l'anima immortale, o la creazione.

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